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      Queste cose sentite dal re di Francia e altri principi, accrebbono assai il nome della città.
     
      Non molto dopo a questo torniamento, gli oratori del signore di Milano vennono a Firenze: i quali, poi che ebbono dimostro l'ottima volontà di quello principe verso l'osservanza della pace, offersono di satisfare e rispondere a ogni dubbio che si fussi preso, dicendo che nissuna cosa poteva essere più grata a quello signore, che levare via ogni suspicione; perocchè come lui sinceramente si governava, così voleva essere stimato e riputato. A questa proposta essendo fatta risposta generale, che il popolo fiorentino non dubitava della sua buona volontà, ma stimava avere una certa e ferma pace, uno di quelli imbasciadori riprese le parole dicendo: "Non è abbastanza, o Fiorentini, parlare insieme in questa forma; perchè non siamo stati mandati per trattare queste cose generalmente, ma per rispondere a quelle delle quali il nostro principe ha inteso voi avere preso sospetto: e poichè le tacete, noi espressamente le diremo. Tre cose secondo la relazione del vostro ambasciadore hanno generato sospetto appresso di voi della sua volontà. La prima, la partita delle genti, le quali poi accrebbono il numero e convennono insieme in compagnia de' predatori; la seconda, la disposizione degli animi de' Sanesi; la terza, che il signore messer Francesco vecchio da Carrara, e appresso i vostri ambasciadori, non sono stati lasciati. Di tutte queste cose siate contenti volere intendere le escusazioni legittime, acciocchè leviate dagli animi vostri quando che sia ogni sospetto.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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