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      Questa offerta degli imbasciadori piaceva al signore di Padova e di Mantova: e per questa cagione confortavano a dare ajuto e favore alla sua passata. Ma i Fiorentini stimavano molto pericoloso, per rimediare al sospetto del signore di Milano, chiamare in Italia un altro principe di maggiore dignità di lui. E pertanto si conchiuse secondo il consiglio de' Fiorentini di fare risposta, che al presente non avevano guerra col signore di Milano, ma buona e quieta pace, la quale speravano che osserverebbe: ma se altrimenti accadessi, allora ricorrerebbono a quello principe, e userebbono le sue benigne offerte. E nientedimeno mandarono poco di poi oratori in Francia, e cercarono di fare lega colla maestà del re, stimando massimamente per questa via potere ritenere il signore Giovan Galeazzo.
     
      Nel seguente anno, che fu nel 1395, aveva la città le medesime contese: e da principio gli premeva la cura della guerra di quello d'Arezzo e di Ferrara. In quello d'Arezzo era grande numero di genti inimiche, le quali tenendo Gargonza, mettevano i luoghi circostanti in prede, in uccisioni e in rapine. In quello di Ferrara si trovava Azzo e con lui il conte Giovanni da Barbiano, che infestavano tutto il paese. E nientedimeno l'una guerra e l'altra succedette prosperamente: perocchè in quello d'Arezzo in sul fervore della guerra fuori d'ogni speranza posò quella contesa per ordine di Giovan Galeazzo, il quale, volendo conducere quelle genti a altre sue opportunità, fu cagione di fare restituire Gargonza a' Fiorentini: il perchè racquistò grazia come mezzano, e nientedimeno fece il fatto suo.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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