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      Tenevalo in quel tempo uno Tommaso noviano, che gli era suto dato a guardia dal sommo pontefice: di poi, morto il papa, l'aveva ritenuto di sua propria autorità. Costui, tenendo amicizia co' Fiorentini e spesse volte essendo suto difeso dalle loro forze, finalmente venne in pratica di dare loro la terra. Non parve cosa da rifiutarla: ma perchè non avessi a nascere alcuna querimonia, innanzi a ogni altra cosa parve loro da impetrarla dalla sedia romana. La qual cosa poi che fu ottenuta, il possessore del luogo, o veramente che mutassi proposito, ovvero che non gli fussi dati tanti danari quanti egli sperava, posto da parte l'amicizia de' Fiorentini e riconciliatosi co' signori vicini, riteneva la terra ostinatamente nelle mani sue. I Fiorentini adunque, fingendo più tempo di non vedere, all'ultimo, trovandosi le genti che tornavano da Barbiano in quelli luoghi, per la opportunità di quello esercito deliberarono d'ossidiare Castrocaro: e subitamente vi posono il campo, e comandato grande numero di fanti, circondarono la terra, e feciono due bastíe, e fornironle di fanti che strignessino l'ossidione.
     
      Questa impresa similmente fu molesta a' Bolognesi, in forma che ebbono a dire agli oratori fiorentini i quali si trovavano a Bologna, che non patirebbono ch'egli acquistassino dominio in Romagna. Quelli di Forlì massimamente si dolevano di questo, perchè la terra di Castrocaro è quasi posta in sulla entrata di quella città, e non potevano vedere la potenza de' Fiorentini sì da presso senza grande timore.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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