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      I terrazzani, spaventati da prima, stimando che fussino inimici collo esercito e non si fidando l'uno dell'altro, stavano in grande timore: ma passato alquanto di tempo, non comparendo alcuno soccorso de' nimici, si ragunarono insieme, e confortando l'uno l'altro, deliberarono assaltare quelli del trattato. Il perchè con grande impeto s'appresentarono alla casa del vicario: e bench'ella fussi forte, e quelli che l'avevano occupata egregiamente la difendessino, nientedimeno chi da una parte e chi dall'altra la combattevano e mettevano fuoco nelle porte. Finalmente quegli che v'erano drento, non si confidando potere resistere a tanta forza e non vedendo comparire alcuno sussidio, cominciarono a fare pensiero di fuggirsi. Benedetto di notte per certi precipizj s'uscì della terra, e de' suoi compagni ne fu presi alcuni, e gli altri fuggendo e occultandosi scamparono. La casa del vicario fu ricuperata dopo mezza notte, che era stata presa in sulle prime tenebre.
     
      Era circa mezzanotte, quando a Firenze venne la novella, come il vicario era suto morto e la sua casa presa, e i nimici erano chiamati e aspettati. Il perchè i magistrati per questa novella feciono chiamare prestamente i cittadini, e tutta la città stette quella notte in grande timore, perchè pareva loro, se avessino perduta una terra fortissima di sito e capace di grande moltitudine di gente, dove potevano fare la sedia della guerra, correre pericolo della libertà: e stimavano certamente sì grande numero di gente nimiche essere ragunate a questo fine.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Firenze Benedetto