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      Consultando adunque quello fussi da fare di questa cosa, e stimando senza dubbio la terra essere perduta, in sul fare del dì venne un altro avviso, che riferì la terra essere conservata e quegli del trattato cacciati fuori. Per questa seconda novella la città ne prese tanto conforto, che gli parve essere liberata da grandissimo pericolo: e maravigliandosi, come il soccorso non era venuto a quegli del trattato, si trovò, che venendo di notte la fanteria de' nimici, si riscontrò negli aguati de' nostri, che per altra cagione s'erano posti a voler pigliare gli usciti: e per questo i nimici stimarono il trattato essere scoperto, e tornaronsi addrieto. E in questa maniera più tosto a caso si venne a salvare la terra che per alcuna previdenza degli uomini. Ma fatto alto il giorno, Ceccolino fratello di Biordo, venendo colle genti d'arme a cavallo, trovò quegli del trattato essere stati cacciati: il perchè prestamente si ritornò a Pisa.
     
      Dopo il trattato scoperto a Santo Miniato, il capitano dello esercito fiorentino si ritrasse di quello di Lucca a Fucecchio, e veduto il pericolo di quello trattato, attendeva solo a guardare le terre. In questo mezzo il conte Alberigo, capitano generale del duca Giovan Galeazzo, colle sue genti d'arme era cavalcato in quello di Siena, e convocato appresso di sè tutti gli altri condottieri: e in questa forma tutte le genti nimiche s'erano messe insieme. Il perchè il capitano fiorentino, ancora lui avuto comandamento di porsi loro a petto, con celerità condusse l'esercito verso quella parte, benchè fussi di forze molto inferiore: perocchè non poteva stare del pari alla campagna, ma era necessario che per avere minore numero di gente, entrassi nelle terre alla guardia di quelle e del paese: e per rispetto della diversità de' luoghi, bisognava che a più parti avessi cura, e massime che non gli era noto dove i nimici s'avessino a volgere.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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