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      Firenze e Arezzo sono distanti da Siena quasi egualmente. Il perchè il pericolo era grande a qualunque luogo si dirizzassino i nimici. La fama e la opinione era, che passerebbono in quello d'Arezzo: e per questa cagione il capitano de' Fiorentini s'era vôlto a quelle parti. I nimici, poi che ebbono messo in punto ogni cosa, fuori dell'opinione d'ognuno vennono verso Firenze. Erano più che dieci mila cavalli e una moltitudine quasi incredibile di fanti: fra' quali v'era grande numero d'usciti e sbanditi e malfattori. La via loro fu pel Chianti: e passato il monte, posero il campo a Panzano, e presono il castello. Di poi scorsono in valle di Grieve, e per diversi cammini vennono verso Firenze intorno a Pazolatico e Certosa e altri luoghi, e come uno diluvio turbarono il paese. Le squadre nimiche scorsono insino alle mura. I contadini spaventati e oppressati d'improvviso (perocchè la guerra non era stata dinunziata), colle mogli e co' figliuoli e col bestiame e colle masserizie levate dinanzi a' nimici fuggivano nella città. Ardevano le ville, e tutto il paese era pieno di rapine, di timore e di tumulto. Appresso, la moltitudine di drento non consueta di vedere simili pericoli, correva alle porte, e domandava quello che si faceva e dove erano gli incendj e l'arsioni. I nimici, messo in preda tutte le ville intorno a Giogoli, a Marignolle e a Soffiano, e predato tutte quelle circustanze, scesono nella via di Pisa: e in quelli luoghi danneggiando edificj e ville, si condussono sotto la città, in modo che bisognò piantare istrumenti sopra la porta atti a offendergli e scacciargli.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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