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      La lunghezza della guerra e spesa delle gravezze senza misura aveva fatto che la moltitudine e il popolo gli aveva poco a grado: e era aggiunto a questo, che alcune famiglie nobili erano state ammonite e non restavano pazienti. Essendo dunque le cose in questa condizione, alcuni giovani di riputate famiglie si convennono insieme a fare trattato. Il principio della loro intelligenza fu a Bologna, perocchè in quella città Benedetto Spini e Bastardino de' Medici, giovani arditi e gagliardi, i quali si trovavano in esilio per uccisione fatta a Firenze, furono pregati da Barone Girolami d'ajuto a ammazzare uno suo nimico, e loro lo consentirono. Furono richiesti ancora degli altri (fra' quali fu Pichino Adimari e Mastino de' Ricci), e non solamente della uccisione d'uno, ma ancora di più si faceva disegno: e crescendo il numero de' congiurati, andarono tanto oltre colla speranza, che pensavano da questo principio del loro fatto proprio potere seguire la mutazione dello stato pubblico; e a quello s'addirizzavano: e stimasi, che vi fussi il consentimento e opera d'uomini di maggiore autorità. Composte adunque le cose, andarono a Firenze di notte tempo, e entrati per Arno, si nascosono in certe casette, dove avevano il ricetto; di poi il terzo giorno dopo mezzodì uscirono fuori armati con lance in mano, per fare l'uccisione ordinata. Erano otto giovani, e volevano cominciare dal generoso cavaliere messer Maso degli Albizi, uomo grande in quello tempo e molto potente nella repubblica: perocchè, morto lui, stimavano avere la via più facile a eseguire il resto di quello avevano ordinato.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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