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      Partito adunque il conte Alberigo di Toscana colle sue genti d'arme, i Fiorentini rimasono superiori in forma, che campeggiavano in su' terreni de' nimici, e cavalcarono in prima nel contado di Pisa scorrendo insino alle mura, di poi passarono in quello di Siena, ardendo e guastando tutto il paese, per valersi dell'arsioni fatte poco innanzi in quello di Firenze.
     
      Succedendo le cose prospere in Toscana, di nuovo in Lombardia si cominciarono a voltare, perchè i vincitori a Mantova non seguirono la vittoria; ma parendo loro avere fatto il tutto, andarono spargendo le forze loro. Il perchè i nimici, rifatto l'esercito e' navili, di nuovo assaltarono per acqua e per terra il Mantovano, e entrarono nel serraglio, e presono molte castella e tutti i suoi navili, in modo che il marchese di Mantova un'altra volta si trovava in grandissimo pericolo: perocchè Carlo Malatesta, per opera del quale massimamente s'era acquistata la vittoria, non v'era presente, nè ancora le genti de' Fiorentini, eccetto che pochi cavalli. Le galee sottili e altri navili poco innanzi condotti da' Veneziani dopo la vittoria s'erano partiti. I nimici adunque, veduto il paese spogliato d'ajuti, facilmente scorrevano per tutto. I collegati, innanzi per la guerra mantovana affaticati, vedendo di nuovo per negligenza de' vincitori risorgerla, lenti e tardi rimandavano gli ajuti. La speranza ancora della pace per la pratica introdotta gli faceva essere più tardi: la quale pace molto innanzi pel mezzo de' legati del papa e oratori veneziani si praticava a Imola: di poi da Imola s'era ridotta a Vinegia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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