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      Il loro pensiero era di romoreggiare la città, e cacciato fuori i potenti, prendere il governo della repubblica: e aveano già desegnato i priori e gli altri magistrati che di fatto dovevano diputare al reggimento: i quali erano parte del numero loro, parte d'uomini di mezzana condizione. Essendo adunque composte e ordinate le cose, e venuto il tempo di metterle a effetto, Samminiato de' Ricci, uno de' congiurati, volendo tirare in questa intelligenza Salvestro Adimari, gli aperse tutto il segreto e nominò coloro che lo sapevano. Salvestro, avendo inteso queste cose, ambiguo e sospeso nell'animo, lasciò Samminiato: e lui andò a trovare Bartolomeo Valori, e manifestatogli tutto l'ordine dato, Bartolomeo subitamente si condusse al magistrato, e in questo modo il trattato si venne a scoprire. Il perchè alcuni furono decapitati, e molti che erano assenti, posti in esilio.
     
      Alla fine di questo anno, Giovanni Bentivoglio, uomo grande e di grandissima grazia appresso la moltitudine de' Bolognesi, prese il dominio della città. La quale cosa come fu sentita a Firenze, vi furono mandati imbasciadori che in nome della repubblica si rallegrassino con lui: e acciocchè l'ambasciata fussi più onorevole e accetta, elessono secondo nuovo modo gli oratori del numero de' collegj e de' dieci della balía, cittadini posti allora in degnissimi magistrati. I quali, condotti a Bologna, con grande eleganza di parole si rallegrarono con lui della nuova signoria, e offersono tutte le forze del popolo fiorentino alla conservazione dello stato e degnità sua.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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