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      E pertanto cominciò a dire, che era stato ingannato e dileggiato, e volse la sua ira e sdegno contro a Giovanni Bentivogli, dando favore agli usciti di Bologna, e confortandoli che movessino guerra al signore nuovamente fatto. Aveva il conte Alberigo circa mille ducento cavalli: e con queste genti insieme e cogli usciti scorreva tutto il paese, e alcune castella si cominciarono a ribellare, e ogni cosa era piena di romore e di spavento. Il signore di Bologna di sua volontà e conformità delle parti era vôlto alla via de' Fiorentini, ma temeva la potenza del duca di Milano, e per questo si voleva stare di mezzo e non consentiva ai Fiorentini di rinnovare la lega. E nientedimeno, essendo di poi dalla guerra e da grandi sospetti stretto, domandò ajuto di gente d'arme a' Fiorentini: i quali, per scoprirlo più delle parti loro, non solamente i cavalli che domandava, ma ancora Bernardone capitano generale gli mandarono. Di qui la guerra era già manifesta in Bolognese, e gli avversarj palesemente avevano ajuto dal duca Giovan Galeazzo.
     
      In Toscana non era la guerra palese: ma la potenza del duca cresceva ogni giorno in modo, che pareva finalmente dovessi imprendere ogni cosa. I Fiorentini, vedendo queste novità, ogni dì più volgevano il pensiero a Roberto imperadore nuovamente eletto, sperando per la sua passata in Italia, che la potenza del duca verrebbe in tutto o in grande parte a perire, perocchè fra loro era grande odio, e Roberto imperadore aveva scritto pubblicamente alle città e a' re, come il duca Giovan Galeazzo s'era ingegnato di farlo avvelenare.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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