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      Aveva il duca una fiorita gente a cavallo d'Italiani, i quali, come vennono alle mani co' Tedeschi e cominciarono a fare certe scaramucce, non si potrebbe dire quanto gl'Italiani erano superiori: perocchè i Tedeschi usano freni leggieri e semplici, i quali come al correre e alla prestezza sono più atti, così al volgere i cavalli e maneggiargli in sul fatto d'arme sono inutili. Gl'Italiani avevano i freni atti a voltare in ogni parte i cavalli: e per questo era loro facile stimolare i nimici e ritornare a' suoi, e nel mezzo del corso volgersi quando bisognava: appresso, gl'Italiani tutti coperti d'arme non ricusavano alcuno pericolo. I Tedeschi erano peggio armati: e molti di loro avevano solamente il petto coperto di'ferro e le panziere e l'aste col cappio da gittarle: perocchè coloro che sono leggermente armati non possono bene correre la lancia arrestata; e per questo si confidavano più in gittarle. Il perchè gl'Italiani prestamente gli sprezzarono e ributtarono in forma, che pochi uomini d'arme italiani avevano ardire d'avere a fare con molti. Finalmente, con maggiore sforzo assaltando il campo dello imperadore, turbarono i Tedeschi in tal maniera, che ebbono grande spavento: e perduti molti de' loro, all'ultimo furono costretti cedere e tirarsi indrieto colle bandiere: d'onde seguì, che lo imperadore, veduto sbigottiti e spaventati i suoi, ridusse le genti a Trento: e perchè pareva, che le cose succedessino male, l'uno dava la colpa all'altro. Il vescovo di Cologna e Leopoldo duca d'Austria si partirono con grande parte delle genti e tornaronsi a casa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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