Pagina (831/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Volendo adunque rispondere alle querele sue, presono scusa, dicendo che sentivano dolore simile a una acerbissima morte, per avere a parlare contro a quelle cose che erano sute dette dal principe; e nientedimeno, che era da perdonar loro, prima, perchè non volontariamente, ma costretti; appresso, per giustificazione della loro città e non per alcuno altri avevano a parlare: per cagione che ogni querela e doglienza si riduceva intorno al danajo, loro confessavano essere suto promesso dalla città; ma era necessario intendere in che modo, perchè in quello veniva a consistere il giudicio, se era giusto o ingiusto: e principalmente lo 'mperadore essere rimasto d'accordo d'avere più che la metà di quella somma del danajo che gli era suta promessa innanzi che si partissi da casa, per mettere in punto il suo esercito, e quella parte avere avuta. L'altra parte del danajo gli era suta promessa con questa condizione , che la dovessi avere, quando e' fussi entrato in su' terreni de' nimici con potente esercito: di queste due condizioni, sia detto con buona pace, nessuna essere adempiuta: perocchè non si dice essere venuto chi non è stato, nè essere venuto con potente esercito chi s'è tirato indrieto subitamente colle genti per timore de' nimici. Le parole sono da pigliare non cavillosamente, ma a sano e puro intelletto. Certamente il popolo fiorentino non promise tanta somma di danari, perchè tocco solamente i terreni de' nimici si tornasse indrieto, ma perchè stessi in sul paese inimico alla sua distruzione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852