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      Ma ricercando i cittadini ne' loro consigli i rimedj di tanti pericoli, ne occorrevan loro due innanzi agli altri: l'uno se papa Bonifacio, l'altro se i Veneziani volessino pigliare la guerra. E eravi la ragione da avere tale speranza, perocchè s'intendeva manifesto il pontefice romano gravemente sopportare che Perugia e Bologna fussino state occupate: i Veneziani molto innanzi avevano dimostro non piacere loro che la potenza del duca di Milano crescessi tanto. Il perchè con ogni studio e diligenza si cercò di tirare costoro in compagnia e lega. Ma loro stavano sospesi, e pareva che temessino entrare nella guerra. I Veneziani sanza fallo domandavano capitoli non ragionevoli: e questo era, che i Fiorentini concorressino alla guerra con maggiore spesa di loro, e nientedimeno, quando volessino, fussi in loro arbitrio far la pace sanza consentimento de' Fiorentini. Queste cose parevano dure e aliene dalla degnità del popolo fiorentino.
     
      In questo mezzo sopravenne la speranza della pace, perocchè il nimico, poi che ebbe preso Bologna, pareva che desiderassi la pace: e per questo aveva mandato oratori a Vinegia, offrendo condizioni assai ragionevoli: le quali udendo i Fiorentini, dubitavano dello inganno e della fraude. E nientedimeno avevano deliberato pigliare la lega e la pace, e speravano, avendo l'una e l'altra, la pace dovere essere più ferma. E dopo la pace fatta, non pareva loro da stimare molto le domande che facevano i Veneziani. E pertanto avevano scritto a' loro imbasciadori, che fatte alcune correzioni, conchiudessimo la pace col nimico e la lega co' Veneziani.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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