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      Finem igitur faciam si illud te prius exoravero ut has litterulas summi erga te amoris mei testimonium libenti animo suscipias, et quæcumque in eis vitia te offenderit, ea corrigas atque emendes. Vale, et me tibi commendatum habeas; iterumque vale.
      Florentiæ, septima idus martias, anno Domini MCCCCXLIII.
      (Di fuori). Nobilissimo atque eruditissimo juveni Iohanni Medice Cosmi filio, in Balneis." [cioè, ai bagni di Petriolo.] (Archivio detto, id. ibid., N. 557.)
      42 Leon. Aret., Epistolarum, vol. I, pag. 50.
      43 Vita di Leonardo d'Arezzo, pag. 568.
      44 Vespasiano, Vita di Leonardo d'Arezzo, pag. 568.
      45 Landino, Commento alla Divina Commedia, lib. XXIII.
      46 A proposito degli ufficii tenuti da Leonardo, narra la storia della repubblica fiorentina in quell'epoca: Quando entra a discorrere delle fatiche di lui intorno agli scrittori greci e latini, ti esce in un lungo ragionamento intorno ai meriti di Livio e di Cicerone, e conchiude col dimostrare, chi il crederebbe? Che Leonardo era superiore ad entrambi, conciosiacosachè ei non solamente traducesse di greco in latino come il secondo, ma scrivesse pur anco storie latine come il primo! Tocca quindi della corona d'alloro onde la città volle che onorate fossero le spoglie dell'illustre e benemerito uomo, e prende da ciò occasione per favellare delle varie specie di corone, delle quali ne enumera otto; e dopo un lungo e vano ciarlare, finisce col recare innanzi le ragioni per cui i poeti dovevano di alloro, anzi che d'edera, di palma e d'ulivo, coronarsi.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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