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      Cossí l’anima de l’universo, in quanto che anima e informa, viene ad esser parte intrinseca e formale di quello; ma, come che drizza e governa, non è parte, non ha raggione di principio, ma di causa. Questo ne accorda l’istesso Aristotele; il qual, quantunque neghi l’anima aver quella raggione verso il corpo, che ha il nocchiero alla nave, tuttavolta, considerandola secondo quella potenza con la quale intende e sape, non ardisce di nomarla atto e forma di corpo; ma, come uno efficiente, separato dalla materia secondo l’essere, dice che quello è cosa che viene di fuora, secondo la sua subsistenza, divisa dal composto.
      Dicsono Arelio. Approvo quel che dite, perché, se l’essere separata dal corpo alla potenza intellettiva de l’anima nostra conviene, e lo aver raggione di causa efficiente, molto piú si deve affirmare dell’anima del mondo; Perché dice Plotino, scrivendo contra gli Gnostici, che "con maggior facilità l’anima del mondo regge l’universo, che l’anima nostra il corpo nostro"; poscia è gran differenza dal modo con cui quella e questa governa. Quella, non come alligata, regge il mondo di tal sorte che la medesma non leghi ciò che prende; quella non patisce da l’altre cose né con l’altre cose; quella senza impedimento s’inalza alle cose superne; quella, donando la vita e perfezione al corpo, non riporta da esso imperfezione alcuna; e però eternamente è congionta al medesmo soggetto. Questa poi è manifesto che è di contraria condizione. Or se, secondo il vostro principio, le perfezioni che sono nelle nature inferiori, piú altamente denno essere attribuite e conosciute nelle nature superiori, doviamo senza dubio alcuno affirmare la distinzione che avete apportata.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





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