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      Polihimnio. Ergo, quidquid est, animal est.
      Teofilo. Non tutte le cose che hanno anima si chiamano animate.
      Dicsono Arelio. Dunque, almeno, tutte le cose han vita?
      Teofilo. Concedo che tutte le cose hanno in sé anima, hanno vita, secondo la sustanza e non secondo l’atto ed operazione conoscibile da’ peripatetici tutti, e quelli che la vita e anima definiscono secondo certe raggioni troppo grosse.
      Dicsono Arelio. Voi mi scuoprite qualche modo verisimile con il quale si potrebe mantener l’opinion d’Anaxagora; che voleva ogni cosa essere in ogni cosa, perché, essendo il spirto o anima o forma universale in tutte le cose, da tutto si può produr tutto.
      Teofilo. Non dico verisimile, ma vero; perché quel spirto si trova in tutte le cose, le quali, se non sono animali, sono animate; se non sono secondo l’atto sensibili d’animalità e vita, son però secondo il principio e certo atto primo d’animalità e vita. E non dico di vantaggio, perché voglio supersedere circa la proprietà di molti lapilli e gemme; le quali, rotte e recise e poste in pezzi disordinati, hanno certe virtú di alterar il spirto ed ingenerar novi affetti e passioni ne l’anima, non solo nel corpo. E sappiamo noi che tali effetti non procedeno, né possono provenire da qualità puramente materiale, ma necessariamente si riferiscono a principio simbolico vitale e animale; oltre che il medesmo veggiamo sensibilmente ne’ sterpi e radici smorte, che, purgando e congregando gli umori, alterando gli spirti, mostrano necessariamente effetti di vita.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





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