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      Le filosofie e leggi non vanno in perdizione per penuria d’interpreti di paroli, ma di que’ che profondano ne’ sentimenti.
      Polihimnio. Cossí dunque vieni a computar un par mio nel numero della stolta mo[l]titudine?
      Gervasio. Non vogliano gli Dei, perché so che con la cognizione e studio de le lingue (il che è una cosa rara e singulare) non sol voi, ma tutti vostri pari sete valorosissimi circa il far giudicio delle dottrine, dopo aver crivellati i sentimenti di color che ne si fanno in.campo.
      Polihimnio. Perché voi dite il verissimo, facilmente posso persuadermi che non lo dite senza raggione: per tanto, come non vi è difficile, non vi fia grave di apportarla.
      Gervasio. Dirò (referendomi pur sempre alla censura de la prudenza e letteratura vostra)[:] è proverbio comune che quei che son fuor del gioco, ne intendeno piú che quei che vi son dentro; come que’ che sono nel spettacolo, possono meglio giudicar de li atti, che quelli personaggi che sono in scena; e della musica può far meglior saggio un che non è de la capella o del conserto; similmente appare nel gioco de le carte, scacchi, scrima ed altri simili. Cossí voi altri signor pedanti, per esser esclusi e fuor d’ogni atto di scienza e filosofia, e per non aver, e giamai aver avuto participazione con Aristotele, Platone et altri simili, possete meglio giudicarli e condannar con la vostra sufficienza grammatticale e presunzion del vostro naturale, che il Nolano che si ritrova nel medesmo teatro, nella medesma familiarità e domestichezza, tanto che facilmente le combatte dopo aver conosciuti i loro interiori e piú profondi sentimenti.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





Aristotele Platone Nolano