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      Dicsono Arelio. Assai è detto del principio materiale, secondo la raggione della possibilità o potenza; piacciavi domani di apparecchiarvi alla considerazion del medesimo, secondo la raggione dell’esser soggetto.
      Teofilo. Cossí farò.
      Gervasio. A rivederci.
      Polihimnio. Bonis avibus.
     
      Fine del Terzo Dialogo.
     
      DIALOGO QUARTO
     
     
      POLIHIMNIO.
     
      ET OS VULVAE NUNQUAM DICIT, SUFFICIT. Idest, scilicet, videlicet, utpote, quod est dictu, materia (la qual viene significata per queste cose) recipiendis formis numquam expletur. Or, poi che altro non è in questo Liceo, vel potius Antiliceo, solus (ita, inquam, solus, ut minime omnium solus) deambulabo, et ipse mecum confabulabor. La materia, dunque, di peripatetici dal prencipe e dell’altigrado ingenio del gran Macedone moderatore, non minus che dal Platon divino e altri, or chaos, or hyle, or sylva, or massa, or potenzia, or aptitudine, or privationi admixtum, or peccati causa, or ad maleficium ordinata, or per se non ens, or per se non scibile, or per analogiam ad formam cognoscibile, or tabula rasa, or indepictum, or subiectum, or substratum, or substerniculum, or campus, or infinitum, or indeterminatum, or prope nihil, or neque quid, neque quale, neque quantum; tandem dopo aver molto con varie e diverse nomenclature (per definir questa natura) collimato, ab ipsis scopum ipsum attingentibus, femina vien detta; tandem, inquam (ut una complectantur omnia vocabula), a melius rem ipsam perpendentibus foemina dicitur. Et mehercle, non senza non mediocre caggione a questi del Palladio regno senatori ha piaciuto di collocare nel medesimo equilibrio queste due cose: materia e femina; poscia che da l’esperienza fatta del rigor di quelle son stati condotti a quella rabia e quella frenesia (or qua mi vien per filo un color retorico). Queste sono un chaos de irrazionalità, hyle di sceleraggini, selva di ribalderie, massa d’immundizie, aptitudine ad ogni perdizione (un altro color retorico, detto da alcuni complexio!


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





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