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      E benché dichi che tutta quella moltitudine conviene in uno ente impartibile e fuor di qualsivoglia dimensione, quello dirò essere la materia, nel quale si uniscono tante forme. Quello, prima che sia conceputo per vario e multiforme, era in concetto uniforme, e prima che in concetto formato, era in quello informe.
      Dicsono Arelio. Benché in quel ch’avete detto con brevità, abbiate apportate molte e forte raggioni per venire a conchiudere che una sia la materia, una la potenza per la quale tutto quel che è, è in atto; e non con minor raggione conviene alle sustanze incorporee che alle corporali, essendo che non altrimente quelle han l’essere per lo possere essere, che queste per lo posser essere hanno l’essere, e che oltre, per altre potenti raggioni (a chi potentemente le considera e comprende) avete dimostrato; tuttavia (se non per la perfezione della dottrina, per la chiarezza di quella) vorei che in qualch’altro modo specificaste: come ne le cose eccellentissime, quali sono le incorporee, si trova cosa informe e indefinita? come può ivi essere raggione di medesima materia e che, per advenimento della forma e atto, medesimamente non si dicono corpi? come, dove non è mutazione, generazione né corrozione alcuna, volete che sia materia, la quale mai è stata posta per altro fine? come potremo dire la natura intelligibile esser semplice, e dir che in quella sia materia e atto? Questo non lo dimando per me, al quale la verità è manifesta, ma forse per altri, che possono essere piú morosi e difficili, come, per esempio, maestro Polihimnio e Gervasio.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





Arelio Polihimnio Gervasio