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      Che dunque? Sono nel seno della materia. Che dunque? Ella è fonte de la attualità. Volete ch’io vi dica di vantaggio e vi faccia vedere in quanta assurdità sia incorso Aristotele? Dice lui la materia essere in potenza. Or dimandategli quando sarà in atto. Risponderà una gran moltitudine con esso lui: quando arà la forma. Or aggiungi e dimanda: che cosa è quella che ha l’essere di novo? Risponderanno a lor dispetto: il composto e non la materia; perché essa è sempre quella, non si rinova, non si muta. Come nelle cose artificiali, quando del legno è fatta la statua, non diciamo che al legno vegna nuovo essere, perché niente piú o meno è legno ora che era prima; ma quello che riceve lo esser e l’attualità, è lo che di nuovo si produce, il composto, dico la statua. Come adunque a quello dite appartenere la potenza; che mai sarà in atto o arà l’atto? Non è dunque la materia in potenza di essere o la che può essere, perché lei sempre è medesima e inmutabile, ed è quella circa la quale e nella quale è la mutazione, piú tosto che quella che si muta. Quello che si altera, si aumenta, si sminuisce, si muta di loco, si corrompe, sempre (secondo voi medesimi peripatetici) è il composto, mai la materia; perché dunque dite la materia or in potenza or in atto? Certo non è chi debba dubitare che, o per ricevere le forme o per mandarle da sé, quanto all’essenza e sustanza sua, essa non riceve maggior e minor attualità; e però non esser raggione, per la quale venga detta in potenza. La quale quadra a ciò che è in continuo moto circa quella, e non a lei che è in eterno stato ed è causa del stato piú tosto; perché, se la forma, secondo l’essere fondamentale e specifico, è di semplice e invariabile essenza, non solo logicamente nel concetto e la raggione, ma anco fisicamente nella natura, bisognarà che sia nella perpetua facultà de la materia, la quale è una potenza indistinta da l’atto, come in molti modi ho esplicato quando della potenza ho tante volte discorso.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
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Aristotele