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      Voglio dire, che il fine de la sua filosofia era piú la propria gloria che la verità; atteso che non posso dubitar che lui sapesse molto bene che il suo modo era appropriato piú alle cose corporali e corporalmente considerate, e quell’altro non meno accomodato e appropriabile a queste, che a tutte l’altre che la raggione, l’imaginazione, l’intelletto, l’una e l’altra natura sapesse fabricare. Ogniuno confessarà, che non era occolto a Platone che la unità e numeri necessariamente essaminano e donano raggione di punto e figure, e non sono essaminati e non prendeno raggione da figure e punti necessariamente, come la sustanza dimensionata e corporea depende dall’incorporea e individua; oltre che questa è absoluta da quella, perché la raggione di numeri si trova senza quella de misura, ma quella non può essere absoluta da questa, perché la raggione di misure non si trova senza quella di numeri. Però la aritmetrica similitudine e proporzione è piú accomodata che la geometrica, per guidarne per mezzo de la moltitudine alla contemplazione e apprensione di quel principio indivisibile; che, per essere unica e radical sustanza di tutte cose, non è possibile, ch’abbia un certo e determinato nome, e tal dizione che significhe piú tosto positiva che privativamente: e però è stato detto da altri punto, da altri unità, da altri infinito, e secondo varie raggioni simili a queste.
      Aggiungi a quel che è detto che, quando l’intelletto vuol comprendere l’essenzia d’una cosa, va simplificando quanto può: voglio dire, dalla composizione e moltitudine se ritira, rigittando gli accidenti corrottibili, le dimensioni, i segni, le figure a quello che sottogiace a queste cose.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





Platone