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      Ecco dunque, come da doi infiniti contraposti o séguita alterazione finita o séguita nulla a fatto.
      Elpino. Or che direte al supposito de l'un corpo contrario finito e l'altro infinito, come se la terra fusse un corpo freddo ed il cielo fusse il fuoco, e tutti gli astri fuochi ed il cielo inmenso e gli astri innumerabili? Volete che per questo séguite quel che induce Aristotele, che il finito sarebbe assorbito da l'infinito?
      Filoteo. Certo non, come si può rapportar da quel ch'abbiamo detto. Perché, essendo la virtú corporale distesa per dimensione di corpo infinito, non verrebe ad essere efficiente contra il finito con vigore e virtú infinita, ma con quello che può diffondere dalle parti finite e secondo certa distanza rimosse; atteso che è impossibile che opre secondo tutte le parti, ma secondo le prossime solamente. Come si vede nella precedente demostrazione: dove presupponiamo A e B doi corpi infiniti; li quali non sono atti a transmutar l'un l'altro, se non per le parti, che sono della distanza tra 10, 20, 30, 40, ed M, N, O, P; e per tanto nulla importa per far maggior e piú vigorosa azione, quantunque il corpo B corra e cresca in infinito, ed il corpo A rimagna finito. Ecco dunque come da doi contrarii contraposti sempre séguita azione finita ed alterazione finita, non meno supponendo di ambidoi infinito l'uno e l'altro finito, che supponendo infinito l'uno e l'altro.
      Elpino. Mi avete molto satisfatto, di sorte che mi par cosa soverchia d'apportar quell'altre raggioni salvaticine con le quali vuol dimostrar che estra il cielo non sia corpo infinito, come quella che dice: "ogni corpo che è in loco, è sensibile: ma estra il cielo non è corpo sensibile; dunque non vi è loco". O pur cossí: "ogni corpo sensibile è in loco; extra il cielo non è loco; dunque, non vi è corpo.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





Aristotele