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      Pur, sia come si vuole, è detto, contra ogni raggione, che ivi finisca e si termine l'universo, dove l'attatto del nostro senso si conchiude; perché la sensibilità è causa da far inferir che gli corpi sono, ma la negazion di quella, la quale può esser per difetto della potenza sensitiva e non dell'ogetto sensibile, non è sufficiente né per lieve suspizione che gli corpi non sieno. Perché, se la verità dependesse da simil sensibilità, sarebbono tali gli corpi che appaiono tanto propinqui ed aderenti l'uno all'altro. Ma noi giudichiamo che tal stella par minore nel firmamento, ed è detta della quarta e quinta grandezza, che sarà molto maggiore di quella che è detta della seconda e prima; nel giudizio della quale se inganna il senso, che non è potente a conoscere la raggione della distanza maggiore; e noi da questo, che abbiamo conosciuto il moto della terra, sappiamo che quei mondi non hanno tale equidistanza da questo, e che non sono come in uno deferente.
      Elpino. Volete dire, che non sono come impiastrati in una medesima cupola: cosa indegna che gli fanciulli la possono imaginare, che forse crederebono che, se non fussero attaccati alla tribuna e lamina celeste con buona colla, over inchiodati con tenacissimi chiodi, caderebono sopra di noi non altrimente che gli grandini dell'aria vicino. Volete dire che quelle altre tante terre ed altri tanti spaciosissimi corpi tegnono le loro regioni e sue distanze nell'etereo campo, non altrimente che questa terra che con la sua rivoluzione fa apparir che tutti insieme, come concatenati, si svolgano circa lei.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166