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      Elpino. Questo con tal moltitudine era situato con l'ingegno sí al basso, ed erano in sí spesse tenebre, che il piú alto e piú chiaro che vedevano, gli era Aristotele. Però se costui ed altri, quando si lascian cascar simil sentenza, volessero piú castigatamente parlare, direbono Aristotele esser un Dio, secondo il lor parere; onde non tanto vegnano a magnificar Aristotele, quanto ad esplicar la propria dapoccagine; perché non altrimente questo è secondo il lor parere, che, secondo il parer della scimia, le piú belle creature del mondo son gli sui figli ed il piú vago maschio de la terra è il suo scimione.
      Albertino. Parturient montes...
      Elpino. Vedrete che non è sorgio quel che nasce.
      Albertino. Molti hanno balestrato e machinato contra.Aristotele; ma son cascati i castegli, son spuntate le frecce e gli son rotti gli archi.
      Elpino. Che fia, se una vanità guerreggia contra l'altra? L'una è potente contra tutte; non per questo perde l'esser vanità; ed al fine non potrà esser discoperta e vinta dal vero?
      Albertino. Dico che è impossibile di contradir demostrativamente ad Aristotele.
      Elpino. Questo è un troppo precipitoso dire.
      Albertino. Io non lo dico, se non dopo aver veduto bene ed assai meglio considerato quanto dice Aristotele. Ed in quello tanto manca ch'io vi trove errore alcuno, che niente vi scorgo che non sappia de divinità; e credo che altro non si possa accorgere di quel ch'io non ho possuto accorgermi.
      Elpino. Dunque misurate il stomaco e cervello altrui secondo il vostro, e credette non esser possibile ad altri quel ch'è impossibile a voi.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





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