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      Sono al mondo alcuni tanto infortunati ed infelici che, oltre che son privi d'ogni bene, hanno per decreto del fato per compagna eterna tale Erinni ed infernal furia, che li fa volontariamente con l'atro velo di corrosiva invidia appannarsi gli occhi per non veder la sua nudità, povertà e miseria, e l'altrui ornamenti, ricchezze e felicitadi: voglion piú tosto in sporca e superba penuria intisichire, e sotto il lettame di pertinace ignoranza star sepolti, ch'esser veduti conversi a nuova disciplina, parendogli di confessar d'esser stato sin allora ignorante ed aver un tal per guida.
      Albertino. Volete dunque, verbi gratia, che mi faccia discepolo di costui? io che son dottore approvato da mille academie, e che ho essercitata publica profession de filosofie nelle prime academie del mondo, vegna ora a rinegar Aristotele e mi faccia insegnar filosofia da simili?
      Elpino. Io per me, non come dottore, ma come indotto, vorrei essere insegnato; non come quello che dovrei essere, ma come quello che non sono, vorrei imparare; accettarei per maestro non sol costui, ma qualsivogli' altro che gli dei hanno ordinato che mi sia, perché gli fanno intendere quel ch'io non intendo.
      Albertino. Dunque mi volete far ripuerascere?
      Elpino. Anzi dispuerascere.
      Albertino. Gran mercé alla vostra cortesia, poi che pretendete d'avanzarmi e pormi in exaltazione con farmi auditore di questo travagliato, ch'ogniun sa quanto sia odiato nell'academie quando è aversario delle dottrine comuni, lodato da pochi, approvato da nessuno, perseguitato da tutti.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





Erinni Aristotele