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      Undecimo, da uno non può provenire pluralità d'individui se non per tal atto per cui la natura si moltiplica per division della materia; e questo non è altro atto che di generazione. Questo dice Aristotele con tutt'i peripatetici. Non si fa moltitudine d'individui sotto una specie, se non per l'atto della generazione. Ma quelli che dicono piú mondi di medesima materia e forma in specie, non dicono che l'uno si converte nell'altro né si genere dell'altro.
      Duodecimo, al perfetto non si fa addizione. Se dunque questo mondo è perfetto, certamente non richiede ch'altro se gli aggionga. Il mondo è perfetto prima come specie di continuo che non si termina ad altra specie di continuo; perché il punto indivisibile matematicamente corre in linea, che è una specie di continuo; la linea in superficie, che è la seconda specie di continuo; la superficie in corpo, che è la terza specie di continuo. Il corpo non migra o discorre in altra specie di continuo; ma, se è parte dell'universo, si termina ad altro corpo; se è universo, è perfetto e non si termina se non da se medesimo. Dunque, il mondo ed universo è uno, se deve essere perfetto. - Queste sono le dodici raggioni, le quali voglio per ora aver prodotte. Se voi mi satisfarrete in queste, voglio tenermi satisfatto in tutte.
      Filoteo. Bisogna, Albertin mio, che uno che si propone a defendere una conclusione, prima, se non è al tutto pazzo, abbia essaminate le contrarie raggioni; come sciocco sarrebe un soldato che prendesse assunto de difendere una rocca, senza aver considerato le circonstanze e luoghi onde quella può essere assalita.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





Aristotele Albertin