Pagina (17/112)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Benissimo! Io voglio, da amministratore savio e intelligente, economizzare la mia unica fortuna, la mia forza lavoro, ed astenermi da ogni folle prodigalità. Io voglio ciascun giorno metterne in movimento, convertirne in lavoro, spenderne, in una parola, solamente tanto quanto sarà compatibile con la sua durata normale e col suo sviluppo regolare. Con un prolungamento oltre misura della giornata di lavoro tu puoi in un sol giorno mobilizzare una così grande quantità della mia forza lavoro che io non la posso sostituire nemmeno con tre giornate. Ciò che tu guadagni in lavoro io lo perdo in sostanza. Ora, l'impiego della mia forza ed il suo sfruttamento sono due cose interamente differenti. Se l'ordinario periodo della vita di un operaio, data una media ragionevole di lavoro, è di trent'anni, e tu consumi in dieci anni la mia forza lavoro, tu non mi paghi che un terzo del suo valore giornaliero, tu mi rubi ogni giorno due terzi della mia merce. Tu paghi una forza lavoro di un giorno, mentre ne consumi una di tre. Io domando dunque una giornata di lavoro di una durata normale, e la domando senza fare appello al tuo cuore, perché in affari non v'ha posto per il sentimento. Tu puoi essere un borghese modello, forse anche membro della Società protettrice degli animali, e per soprammercato in odore di santità; poco importa. Ciò che tu rappresenti di fronte a me è affatto estraneo a ciò che può interessare il mio cuore. Io esigo la giornata di lavoro normale, perché voglio il valore della mia merce come ogni altro venditore".


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





Società