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      Nelle fabbriche di tappezzerie, durante il tempo dei maggiori affari, che è da ottobre ad aprile, il lavoro dura quasi senza interruzione dalle 6 di mattino sino alle 10 della sera; è protratto talvolta anche nella notte. Nel verno 1862, su 19 fanciulle, 6 non si videro più a causa di malattie causate dall'eccesso di lavoro. Le altre per tenerle deste bisognava scuoterle. I fanciulli erano tanto stanchi, che non potevano tenere gli occhi aperti. Un operaio depone innanzi alla Commissione d'inchiesta, in questi termini: "Il mio piccolo figlio che vedete, io soleva portarmelo sulle spalle, quando egli aveva 7 anni, per andare e venire dalla fabbrica, a causa della neve, ed egli lavorava ordinariamente 16 ore!... Ben sovente io mi sono accosciato vicino a lui per farlo mangiare mentr'egli era alla macchina, perché non doveva abbandonarla, né interrompere il suo lavoro".
      Verso la fine di giugno 1863, i giornali di Londra menarono gran rumore per la morte, causata semplicemente da eccesso di lavoro, di una modista di 20 anni, impiegata in una casa che serviva la Corte. Essa, che d'ordinario lavorava 16 ore e mezza al giorno, tempo normale delle modiste, avea dovuto, per un ballo di Corte, lavorare straordinariamente per ben 26 ore e mezza senza interruzione, con altre 60 fanciulle. Ma prima di compiere il suo lavoro era morta. Il medico, giunto troppo tardi al suo letto, la dichiarò morta per lunghe ore di lavoro in un laboratorio troppo pieno di gente ed in una camera da letto troppo stretta e senza ventilazione.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





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