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      Storch dice:
      L'operaio che porta nelle sue mani tutto un mestiere può andare dappertutto ad esercitare la sua industria, e trovare i mezzi di sussistere; l'altro (quello delle manifatture) non è che un accessorio il quale, separato dai suoi confratelli, non ha più né capacità né indipendenza e che si trova forzato d'accettare la legge, che si trova opportuno di imporgli".
      Le potenze intellettuali della produzione si sviluppano da un lato solo, perché scompaiono su tutti gli altri. Ciò che gli operai particellari perdono, si concentra di fronte ad essi nel capitale. La divisione manifatturiera oppone loro la potenza intellettuale della produzione come proprietà d'altri e come potere che li domina. Questa scissione comincia ad apparire nella cooperazione semplice, dove il capitalista rappresenta, di fronte al lavoratore isolato, l'unità e la volontà del lavoratore collettivo; essa si sviluppa poi nella manifattura, che mutila il lavoratore al punto di ridurlo una particella di se stesso; essa si compie infine nella grande industria, che fa della scienza una forza produttiva indipendente dal lavoro e arruola questo al servizio del capitale.
      Nella manifattura, l'arricchimento del lavoratore collettivo, e per conseguenza del capitale, in forze produttive sociali, ha per condizione l'impoverimento del lavoratore in forze produttive individuali.
     
      L'ignoranza" dice Ferguson "è la madre dell'industria come lo è della superstizione. La riflessione e l'immaginazione possono smarrirsi; ma l'abitudine di muovere il piede o la mano non dipende né dall'una né dall'altra.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





Ferguson