Pagina (57/112)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Nel lavoro a capo la qualità del lavoro è controllata dall'opera medesima, che deve essere di una bontà media, affinché il capo sia pagato al prezzo convenuto. Sotto questo rapporto il salario a capo diventa una sorgente infinita di pretesti per fare delle ritenute sul pagamento dell'operaio. Esso fornisce nel tempo stesso al capitalista una misura esatta della intensità del lavoro. Il solo tempo di lavoro che conti come socialmente necessario, e che sia per conseguenza pagato, è quello che si è incorporato in una massa di prodotti determinata e stabilita sperimentalmente. Nei grandi laboratori di sarti, a Londra, un certo capo, un panciotto per esempio, si chiama un'ora, una mezz'ora, eccetera, e l'ora è pagata 12 soldi. Si sa per pratica qual'è il prodotto di un'ora in media. Quando vengono le nuove mode, si eleva sempre una discussione fra padrone e operaio per sapere se il tale capo equivale ad un'ora, sino a che l'esperienza non decida. Lo stesso succede nei laboratori di falegnami, ebanisti, ecc. Se poi l'operaio non possiede la capacità media di esecuzione, se egli non può consegnare un certo minimum di lavoro nella giornata, lo si congeda.
      La qualità e l'intensità del lavoro essendo così assicurate dalla forma stessa del salario, una gran parte del lavoro di sorveglianza diventa superflua. È su di ciò fondato non solamente il lavoro moderno a domicilio, ma eziandio tutto un sistema di oppressione e sfruttamento gerarchicamente costituito. Da una parte il salario a capo facilita l'intervento dei parassiti fra il capitalista e l'operaio, il mercanteggiamento.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





Londra