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      Diminuendo il bisogno della forza di lavoro, ne diminuisce la richiesta, e finalmente ne diminuisce anche il prezzo. Si ha, quindi, che più progredisce l'accumulazione del capitale, più ribassano i salari.
      L'accumulazione del capitale prende vaste proporzioni per mezzo della concorrenza e del credito. Il credito porta spontaneamente più capitali a fondersi assieme, oppure a fondersi con uno più forte di ciascuno di essi. La concorrenza, invece, è la guerra che tutti i capitali si fanno fra loro; è la loro lotta per l'esistenza, dalla quale escono, resi ancor più forti, coloro che per vincere dovevano essere stati già prima i più forti.
      L'accumulazione del capitale inutilizza, dunque, gran numero di braccia; crea, cioè, un eccesso di popolazione lavoratrice. "Ma se l'accumulazione, il progresso della ricchezza sulla base capitalista, produce necessariamente una sovrapopolazione operaia, questa diventa alla sua volta la leva più potente dell'accumulazione, una condizione di esistenza della produzione capitalista nel suo stato di sviluppo integrale. Essa forma un'armata di riserva industriale, che appartiene al capitale in modo così assoluto come se l'avesse allevata e disciplinata a sue proprie spese. Essa fornisce la materia umana sempre sfruttabile e disponibile per la fabbricazione del plusvalore. È solamente sotto il regime della grande industria che la produzione di un superfluo di popolazione diventa una molla regolare della produzione delle ricchezze."(20)
      Quest'armata di riserva industriale, questa sovrapopolazione lavoratrice si divide in diverse categorie.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112