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      La seconda categoria comprende i figli dei poveri, che vivono di assistenza, e gli orfanelli. Questi sono tanti candidati della riserva industriale, i quali, alle epoche di grande prosperità, entrano in massa nel servizio attivo. La terza categoria comprende i miserabili; anzitutto gli operai e le operaie che sono stati gettati sul lastrico dallo sviluppo sociale, che ha oppresso l'opera di dettaglio, la divisione del lavoro della quale aveva formata la loro sola risorsa; poi quelli che per disgrazia hanno sorpassata l'età normale del salariato; finalmente le vittime dirette dell'industria (malati, storpi, vedove, eccetera), il cui numero si accresce con quello delle macchine pericolose, delle miniere, delle manifatture chimiche, eccetera.
      Il pauperismo è la casa degli invalidi della armata attiva del lavoro e il peso morto della sua riserva. La sua produzione è compresa in quella della sovrapopolazione relativa, la sua necessità nella necessità di questa. Il pauperismo forma con la sovrapopolazione una condizione di esistenza della ricchezza capitalista.
      Si comprende dunque tutta la stupidità della saggezza economica, la quale non cessa di predicare ai lavoratori, di accordare il loro numero ai bisogni del capitale. Come se il meccanismo del capitale non realizzasse continuamente questo accordo desiderato, la cui prima parola è 'creazione di una riserva industriale', e l'ultima 'invasione crescente della miseria, sino nelle profondità dell'armata attiva del lavoro peso morto del pauperismo'.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112