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      Ogni povero che non vorrà farvisi rinchiudere si vedrà rifiutata l'assistenza. Si farà poi sapere nei dintorni che se qualcuno desiderasse prendere in affitto i poveri di questa parrocchia, dovrebbe rimettere, in un termine prestabilito, le proposte sigillate, indicando il prezzo più basso al quale egli se ne vorrebbe sbarazzare. Gli autori di questo piano suppongono che vi siano nelle vicine contee genti, le quali non abbiano alcuna voglia di lavorare, e che siano senza fortuna o senza credito per procurarsi una fattoria, o una nave, onde poter vivere senza lavoro. Queste genti sarebbero dispostissime a fare alla parrocchia proposte vantaggiosissime. Se qualche povero morisse durante il contratto, la colpa ricadrebbe su di lui, avendo la parrocchia adempito a tutti i suoi doveri verso questi poveri. Noi temiamo tuttavia che la legge della quale si tratta non permetta simili misure di prudenza. Ma dovete sapere che il resto dei liberi sublocatari di questa contea e delle contee vicine si unirà a voi, per impegnare il loro rappresentante alla Camera dei Comuni a proporre una legge, che permetta di imprigionare i poveri e di obbligarli al lavoro, affinché ogni individuo, che si rifiuti all'imprigionamento, perda il suo diritto all'assistenza. Ciò, noi speriamo, impedirà i miserabili di aver bisogno di assistenza
      ."(31)
      Nel XVIII secolo, la legge stessa divenne strumento di spoliazione. La forma parlamentare del furto commesso sulle terre comunali è quella di 'legge sulla chiusura delle terre comunali'. Sono, in realtà, decreti con i quali i proprietari di terre si fanno essi stessi regalo dei beni comunali, decreti di espropriazione del popolo.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





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