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      I loro villaggi furono distrutti e bruciati, i loro campi convertiti in pascoli. I soldati inglesi, mandati per prestare man forte, vennero alle prese con gli indigeni. Una vecchia, che rifiutava d'abbandonare la sua capanna, perì nelle fiamme.
      (Aprite le orecchie, borghesi, che declamate contro l'uso rivoluzionario del petrolio! Il fuoco è stato, per molto tempo impiegato a danno del proletariato! È la vostra storia che parla.) "Egli è così che la nobile dama si accaparrò 794 000 acri di terra, che appartenevano alla comunità da tempo immemorabile."
      Una parte degli spodestati fu assolutamente cacciata; all'altra furono assegnati circa 6000 acri sulla riva del mare, terra incolta, che non aveva mai reso un quattrino. La signora duchessa spinse la sua grandezza d'animo sino a cederla in affitto per 2,5 scellini l'acro ai membri della comunità, che da secoli avevano versato il loro sangue al servizio dei Sutherland. Il terreno, così conquistato, essa lo divise in 29 grosse fattorie di pecore, stabilendo sopra ciascuna una sola famiglia, composta quasi sempre di garzoni di fattorie inglesi. Nel 1825, i 15 000 proscritti avevano già ceduto il posto a 131 000 pecore. Quelli gettati sulla riva del mare si dettero alla pesca e divennero, secondo l'espressione di uno scrittore inglese, dei 'veri anfibi', che vivevano metà sulla terra e metà sull'acqua, ma con tutto ciò non vivevano che a metà. L'odore del loro pesce fu però sentito, e la riva non tardò a essere affittata ai grossi pescivendoli di Londra, e i poveri lavoratori scozzesi furono per una seconda volta scacciati.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





Aprite Sutherland Londra