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      guaggio, e quando vediamo due popoli concordare, oltre che nella fisica struttura, nel linguag-
      gio, noi abbiamo la conferma della loro primitiva unità. A questo carattere peraltro non deve at-
      tribuirsi una importanza eccessiva, perchè sappiamo che nel corso dei secoli l'idioma si modifi-
      ca e si trasforma, mentre invece l'organizzazione si cambia così lentamente che fu creduta im-
      mutabile.
      Quando due razze vivono in un medesimo distretto e si mescolano insieme, il tipo fisico
      si altera in proporzione della intensità dell'incrocio; ma poi, nel corso delle generazioni, la razza
      incrociata suol ritornare ai caratteri della razza madre prevalente di numero. Non altrettanto av-
      viene sempre delle due lingue, perchè può estinguersi quella della maggioranza e sopravvivere
      quella della minoranza. È quindi possibile che una razza perda il suo linguaggio, adottando
      quello di un'altra, e nondimeno rimanga inalterato il tipo fisico, come più volte è avvenuto nei
      tempi storici.
      Quantunque la filologia non fornisca all'antropologo caratteri di prima importanza, tutta-
      via è utile nello studio storico delle razze. Si può perfino, colla scorta della filologia, tracciare,
      dopo molti secoli, le vie che un popolo ha percorso nelle sue migrazioni, ed indicare gli altri
      popoli, coi quali è venuto a contatto.
      Qualche autore considera il linguaggio come l'unica base della classificazione dell'uomo,
      asserendo che le lingue durano più che gli scheletri. Questa è una esagerazione. Un Negro può
      imparare l'inglese in pochi mesi, e dimenticare la propria lingua in pochi anni; ma il suo cranio


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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano
1888 pagine 204

   





Negro