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      so, il bisonte, il lepre, il lupo e qualche specie di uccello; nel Brasile e alla Plata è sacro il gia-
      guaro. I Samojedi venerano l'orso bianco, gli Ostiacchi l'orso nero. Il bue è sacro nell'India ed a
      Ceylan, il coccodrillo a Madagascar. I popoli d'Europa hanno abbandonato da lungo tempo il
      culto degli animali; tuttavia se ne hanno ancora le vestigia. Nel Tirolo, ad esempio, il popolo
      basso ha una grande venerazione per le rondini, e chi uccidesse uno di questi uccelli si espor-
      rebbe al pericolo di essere ingiuriato. Io non dimenticherò mai il sacro orrore da cui fui preso
      all'età di dieci anni a Merano, dopo di aver ucciso con un sasso una rondine che trovavasi nel
      suo nido, poichè m'era stato detto che chi maltratta questo uccello incorre nella disgrazia della
      Madonna.
      Estesa del pari tra i selvaggi è l'adorazione del sole, della luna e delle stelle, come anche
      quella degli alberi e delle foreste; quella delle montagne e dei fiumi, e quella di singole pietre.
      Non v'ha, per così dire, un oggetto in natura, di cui il selvaggio non possa fare un fetiscio, quin-
      di si comprende anche come l'uomo stesso possa diventare un idolo ed essere venerato come un
      Dio. A Taïti il re e la regina sono esseri divini, e nessuno è degno di adoperare gli oggetti, di cui
      essi si sono serviti. La loro abitazione chiamasi nube del cielo; il canotto, in cui viaggiano, arca
      del cielo; la loro voce, il tuono; la fiaccola che illumina la loro abitazione, il lampo. Così che, se
      quegli uomini vogliono dire che nel palazzo reale vi sono delle fiaccole, essi dicono che il lam-


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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano
1888 pagine 204

   





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