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      Naturalmente l'animale non conoscerà sempre i motivi e l'ultimo scopo della sua azione istintiva, i quali spesso sono sconosciuti a ben più elevate intelligenze e risiedono in quei principii generali, che regolano la vita degli organismi.
      Non chiameremo inoltre istintiva nemmeno quell'azione, che l'animale può eseguire od ommettere, oppure che eseguisce ora in un modo ed ora in altro modo. L'istinto richiede la necessità e l'uniformità dell'azione. Ed in fatto, per citare un esempio, l'ape fabbrica sempre ed in ogni luogo le sue cellule, e queste sono costantemente di forma esagona.
      Se manca la prima delle suddette due condizioni, il fenomeno non è che una manifestazione della vita così detta vegetativa; se manca la seconda, l'azione dipende dall'intelligenza, ed è istintiva solo nel caso, in cui possano riscontrarsi amendue le condizioni accennate.
      Non devesi però dimenticare, che in natura le azioni sono complesse, e che spesso riesce impresa assai difficile il separare quanto in esse havvi di istintivo, da ciò che dipende dalla intelligenza; imperocchè questa si sovrapponga frequentemente ad una base istintiva e complichi così il risultato sino a renderlo oscuro a' nostri occhi.
      Comunque si pensi, io sono ugualmente lontano dai due partiti estremi, tra cui l'uno riunisce in un unico concetto i movimenti della vita vegetativa e l'istinto, mentre l'altro attribuisce ogni azione animale all'intelligenza. La secrezione della conchiglia nei molluschi, la costruzione delle cellule per parte dell'ape, l'assalto che dà il tigre ad un antilope, sono tre esempi tipici di fenomeni assai diversi.


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L'istinto nel regno animale
di Giovanni Canestrini
Treves Milano
1868 pagine 29