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      Alla raccolta de' prodotti solidi servono gli arti posteriori per la loro speciale conformazione. La tibia cioè ha la faccia esterna incavata e munita di peli lunghi al margine, per cui si forma una cavità a guisa di cucchiaio, una specie di canestro, nel quale l'animale depone la raccolta di ciascuna escursione. Inoltre il primo articolo del tarso è grande, molto compresso e munito di una specie di spazzola, formata da numerosi peli corti e rigidi che sono inserti sulla faccia interna, coi quali l'ape raduna nel canestro tutto il materiale che resta appeso al suo corpo. Così forniti, questi animali volano di fiore in fiore, assorbono gli umori zuccherini dei vegetali e li trasformano entro il loro organismo in miele; raccolgono coi peli del loro corpo il polline dalle piante che radunano colle spazzole entro i canestri, e caricansi inoltre di sostanze resinose che insieme col polline portano nel loro abitato. La sostanza che le api accumulano con indicibile cura e diligenza si è il miele. Questo è raccolto nella maggior copia possibile e viene conservato entro apposite cellule; man mano che queste si riempiono, sono munite di un coperchio destinato ad esser levato solo nell'inverno, quando occorre giovarsi delle provvigioni.
      Da questi esempi si rileva, io credo, con una certa evidenza, che molti animali si preparano delle provvigioni, destinate al consumo invernale. Tale istinto vediamo sviluppato in quelli animali che passano l'inverno in luoghi freddi e spesso visitati dalla neve; esso varia di perfezione, giacchè corre gran divario fra quello rudimentale dell'averla ed il perfetto dell'ape; inoltre è necessario per l'esistenza degli organismi, cui procura quanto sarebbe impossibile provvedersi durante i rigori dell'inverno.


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L'istinto nel regno animale
di Giovanni Canestrini
Treves Milano
1868 pagine 29