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      4) [fig4.png]Ritorniamo ora alle api, di cui ci siamo già occupati per altri riguardi. Le loro società si compongono di un numero grandissimo di femmine imperfette od operaie, di molti maschi o fuchi, e di un'unica femmina sviluppata, la regina. Tutti i lavori sociali sono eseguiti dalle operaie, le quali fabbricano le cellule, raccolgono il miele ed allevano la prole. I fuchi non hanno altro ufficio all'infuori di quello che si attiene alla riproduzione. La regina è l'unica femmina prolifera della società, e si occupa perciò unicamente della deposizione delle uova, il cui numero in un anno può ascendere fino a sessanta mila.
      Siccome ogni favo ha due sorta di cellule, alcune più strette entro cui nascono le operaie, ed altre più larghe in cui si sviluppano i maschi, così credesi generalmente, essere in balìa della regina il deporre uova femminili nelle prime, e maschili nelle seconde. Questa idea sembrami improbabile ed il fenomeno può essere spiegato più naturalmente in altra guisa. È provato che le uova fecondate dell'ape, sviluppandosi, danno individui femminili, mentre le non fecondate danno i maschi. Siccome la regina porta l'umore fecondante in apposito serbatoio, così è supponibile, che in seguito alla pressione esercitata sull'addome nell'introduzione di questo entro le cellule ristrette, quell'umore sia versato sull'uovo, il quale in tal modo fecondato riceve un impulso allo svolgimento in senso femminile; mentre nei casi, in cui la regina mette le uova nelle cellule più larghe, mancando tale pressione per parte delle pareti delle cellule, viene a mancare quest'impulso e l'uovo rimane tale quale è originariamente, cioè di sesso maschile.


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L'istinto nel regno animale
di Giovanni Canestrini
Treves Milano
1868 pagine 29