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      L'arciprete Salice non se ne dava pensiero. Blandiva i Grigioni nella speranza di esser fatto vescovo di Coira, e quando infatti Pio IV vel destinò egli rinunziava ai tanti benefizii in Valtellina. Ma poiché non fu confermato, si trovò sprovvisto e morì poveramente in Albosaggia.
      Il Rusca, chiamato a quel posto, tentò sottrarsi al grave incarico. Indi per obbedienza l'assunse, collo zelo del buon pastore che offre l'anima per le pecorelle.
      Deditissimo agli studi, sapeva di greco e d'ebraico, non che di latino: altamente sentiva delle cose celesti, e usando la spada dello spirito che è la parola di Dio, era tutto in predicare con una dottrina chiara, corrente e morale, piena dei lumi della somma verità, escludendo quanto potesse avere dell'agro e del contenzioso. Trovata la chiesa squallida, vi rimise belle suppellettili, buon organista, solenni funzioni. Imperterrito si oppose alle pretendenze dei novatori, i quali, oltre esigere dal capitolo la provvigione di 30 zecchini pel ministro evangelico, volevano ch'egli cedesse porzione del suo giardino per fornirli di cimitero, si sonassero le campane al venerdì santo, ed altre sì fatte novità. Intervenne a varie dispute, ove per chiarimento del vero si solevano mettere in contraddittorio un per uno gli articoli della fede. Dispute che, secondo il solito, non convincevano alcuno, e finivano sempre col gridarsi da ambe le parti il trionfo(54).
      Ma quale veniva chiamato martello degli eretici, si mostrò singolarmente allorquando i Riformati ottennero si istituisse a Sondrio un collegio, del quale il rettore e tre dei cinque professori fossero calvinisti.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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