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      .. E ch'io lo dica in una parola: coll'esilio e la morte di 300 uomini saremo sicuri".
      Fin qui la lettera. Ora ti par questo l'ordinamento d'una congiura! O non anzi il gridare, concediam pure d'un fanatico, ma che non fa che gettare in mezzo un suo pensamento? Mi dirai che parlar oscuro si suole in cose di tanto rilievo; ma od egli non temeva che la lettera cadesse sott'occhio cattolico, e diceva poco; o sì, e diceva troppo. Chi poi vergò quella lettera? donde? quando? a chi?(66) Manca ogni data, ogni autenticazione. Come poi cadde in mano ai Cattolici? Miracolosamente, vi dicono: risposta vaga, che cresce le dubbiezze. E se considero come pochi fossero i Riformati a petto dei Cattolici, come fra questi ne fossero di baldanzosi, che, quantunque sbanditi, vivevano in patria fidando nei satelliti e nel proprio braccio, tanto da ardire fino insultare i magistrati, sempre più scemo fede a questa congiura, e vengo a crederla uno spediente, che il secolo nostro non ignorò. Accusare la parte che soccombette, coprendo l'atrocità colla calunnia e ammantando di difesa il misfatto.
      Ma nulla più facile che ottener credenza perfino all'assurdo in mezzo al turbinio dei partiti, cui primo effetto è annichilare il buon senso. Vi si diede dunque retta. Le apparenze si recavano a realtà, i veri mali s'invelenivano, si fingevano dei non veri, e quelli e questi aumentavano l'accanimento. Era quello un tempo di rivoluzioni. La Francia, dopo il macello della famosa notte di san Bartolomeo che molti guardarono come generosa vendicazione di libertà nel credere, si era agitata fra guerre terribili, che appena allora avevano posa.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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