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      Ma uom deliberato non vuol consiglio. E i più ai quali pareva lodevole il far libera la patria od utile il comandarla o santo il purgarla dalla eresia, sordi ad ogni voce di moderazione, per bocca del Robustelli esclamavano essersi sofferto assai: dallo star pazientando qual buona mercede ce ne venne? I timidi consigli ci fecero disprezzati, i gagliardi ci faranno rispettati. Chi non comincia non finisce. Dai padri nostri ne fu lasciata una patria da amare, un patrimonio da difendere, il dovere di conservare le leggi da loro promulgate. E la patria ed i beni e le leggi e, che più conta, la religione ci hanno codesti stranieri tolto o contaminato. Chetare le speranze in Dio? Quest'è lodevole quando cresca stimolo alle forze, non quando sia pretesto a cessar dalle opere. Una misera pace ben si muta anche colla guerra. Cento mila Cattolici, quanti ne abitano dalle fonti del Liro a quelle dell'Adda, elevano un voto solo: cento milioni di Cattolici in tutta Europa aspettano da noi esempio, e ci preparano applausi e soccorsi. Noi dunque concorde volere, noi sdegno generoso, noi magnanime speranze, noi armi giuste perché necessarie, formidabili perché impugnate per la patria e per gli altari. Il papa ci benedice, Spagna ci appoggia, la discordia dei Grigioni ci favorisce. Se l'occasione fugga, chi più la raggiungerà? Chi non vuole quando può, non può quando vuole. Torna meglio morire una volta che tremar sempre la morte. Cadremo colle armi alla mano? Il mondo ci compassionerà, ci ammirerà come martiri, come eroi.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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