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      Libero a soldati austriaci il transito per la valle, e a niun altro.
      Ai popoli bisogna pure gettar polvere negli occhi; e il Leganes invitò a Milano i caporioni della Valle, come uomini di fiducia interessati nelle decisioni che si stavano per pigliare. Vennero, ma egli non li consultò, non li fece intervenire all'atto, perché non istessero da pari a pari coi loro signori(97). Rato e stipulato, gl'informò dell'accordo. Cadde il fiato a tutti in udirlo, gridarono contro il vescovo Caraffino, la cui fede si diceva mercata e mendicata dai ministri spagnuoli(98); parodiavano il nome del Leganes in liga-nos; protestarono; s'appellarono: fu invano; il gran cancelliere ai loro lamenti rispondeva, non essersi potuto ottenere di meglio; i forestieri davan ad essi ragione, ma nulla più. Onde i Valtellinesi diedero un altro esempio a chi si solleva per favorir un altro principe, e a chi prima degli accordi si lascia togliere le armi di mano.
      Questo capitolato formò la base del gius pubblico della Valtellina verso i suoi padroni, e la misura dei diritti e dei doveri reciprochi. Allora si lamentarono altamente i Valtellinesi che fosse stato conchiuso senza di loro; eppure, venne stagjone che, trapassandosi anche quei patti si richiamavano essi alla piena osservanza del Capitolato, asserendo che anch'essi vi avevano stipulato, trasfondendo i proprj arbitrj nel loro protettore(99), e con quello alla mano dovettero, deh quante volte! ricorrere al duca di Milano, che n'era entrato mallevadore, acciocché provvedesse alle continue violazioni.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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