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      Mettendo in iscena un ignorante che cerca la verità colla scorta dell'intelletto puro, vuol mostrare che la ragione non prova, ma comprova le verità rivelate; e protestando insieme che la fede non cerca comprendere, ma pur movendo dal credere, tende all'intelligenza, chiaramente determina i confini della filosofia e della teologia.
      Lo stolto che dice Non v'è Dio, bisogna abbia l'idea d'un essere a tutti superiore, anche quando afferma che non esiste. Ma l'affermare che non esista quello che si chiarisce, è assurdo; è poi contradditorio ne' termini, atteso che quest'ente, presupposto superiore a tutti, resterebbe inferiore a un altro, che a tutte le perfezioni congiungesse l'esistenza. Voi riconoscete l'argomento svolto poi da Cartesio; sicchè un monaco del xi secolo trovava, e preciso esponeva la prova più compiuta e soddisfacente dell'esistenza di Dio, cioè elevava la coscienza fino alla nozione dell'essere, e sopra un concetto della ragione edificava una teologia dottrinale.
      Altri si volgeano ad enucleare credenze particolari di mezzo alla generale, seguendo lo spirito di controversia introdotto dalla scolastica.
      Da Boezio, ultimo filosofo latino, era stata resuscitata la stretta dialettica, che l'italioto Zenone d'Elea aveva insegnata. Di essa erasi giovata assai la sapienza greca; ma se si restringe a pure forme e categorie, impaccia la ragione mentre intende soccorrerla. Entrata poi e divenuta dominante nelle scuole d'Occidente, ne prese il nome di scolastica, che esprime ad un tempo e l'uso il più poderoso, e il più inane abuso che siasi fatto mai dell'umano raziocinio.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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