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      In Milano fu posto che qualunque persona a sua libera volontà potesse prendere ciascun eretico; le case ove eran ritrovati si dovessero rovinare, e i beni che in esse si trovavano fossero pubblicati122. Enrico di Settala, arcivescovo di essa città, allora istituito inquisitore, jugulavit hæreses, come lo loda il suo epitaffio; ma i cittadini lo discacciarono. Vedesi ancora in Milano la statua equestre di Oldrado da Trezzeno podestà, encomiato nell'iscrizione perchè Catharos ut debuit uxit123. Nel 1303, al 1 novembre, i popolani di Sesto Calende si univano, e nominavano due sindaci o procuratori, i quali ricevessero le abjure di qualunque eresia o credenza, favore o asilo o difesa prestata a eretici di qualunque sètta; e a giurar sull'anima loro e di tutti quei del paese d'osservare la fede cattolica, e perseguitare gli eretici credenti e i loro fautori124.
      Come ricettatore d'eretici fu assalito il conte Egidio di Cortenova nel Bergamasco, e smantellatone il castello per istanza d'Innocenzo IV.
      A Brescia operavano così sfacciati, che dissacravano chiese, e dalle torri fortificate scagliando fiaccole ardenti, scomunicavano la Chiesa romana e chi ne seguisse le dottrine. Contro di loro, papa Onorio III inviò il vescovo di Rimini, il quale abbattè molte chiese da essi contaminate, e le torri dei Gàmbara, degli Ugoni, degli Oriani, dei Bottazzi, ch'erano stati i più violenti, con ordine che rimanessero sempre mucchi di rovine, a ricordanza del fatto: le torri di quelli che aveano infellonito in minor grado, fossero diroccate fino a metà o ad un terzo, nè più si elevassero se non col consenso della Chiesa apostolica: gli scomunicati per tali azioni, eretici fossero o loro fautori, non venissero assolti se non presentandosi alla sede apostolica, salvo che in articolo di morte125.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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