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      Il decreto è dato nell'assedio di Lucera, il 12 agosto 1269.
      Ivone da Narbona scriveva a Gerardo arcivescovo di Bordeaux, come, viaggiando in Italia, e' si finse Cataro, lo perchè in tutte le città ebbe lietissime accoglienze; e «a Clemona, città celebratissima del Friuli, ebbi squisiti vini da' Patarini, robiole, ceratia ed altri lachezzi»127. Costoro aveano per vescovo un tal Pietro Gallo, che scoperto di fornicazione, fu cacciato di seggio e dalla società.
      Contraddisse vivamente all'errore Antonio da Lisbona, il taumaturgo di Padova, che a nome della religione e dell'umana libertà protestò contro Ezelino, il quale professava aver più paura de' frati Minori che di qualsiasi persona al mondo. Singolarmente in Rimini sant'Antonio combattè gli eretici, non solo colla parola, ma coi miracoli. Perocchè una volta, dice la legenda, non badandogli gli uomini, furono veduti i pesci venir su per la Marecchia, e a bocca aperta collocarsi ad ascoltarlo; un'altra, un giumento, da lungo tempo digiuno, si prostrò davanti all'ostia consacrata, benchè il padrone patarino gli porgesse il truogolo dell'avena.
      Martello degli eretici fu detto san Tommaso d'Aquino, che nella Summa theologica espose tutti gli argomenti contro gli errori di essi, come dicemmo: nè men fervoroso apparve san Bonaventura. Contro gli eretici di Prato aveva proferito sentenza il vescovo di Worms, legato dell'imperatore Enrico VI nel 1194128, confiscandone i beni, ordinando di disajutarli in ogni modo, e vietando di dar loro consiglio od ajuto, nè di mettere ostacolo a lui quando li facesse carcerare.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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