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      Avversissimo a Dante si mostrò Cecco Stabili di Ascoli, che fu astrologo di Firenze, e compose un poema intitolato L'Acerba, volendo indicare un acervo o mucchio di cognizioni umane varie; poema filosofico nè bello di poesia, nè ricco di dottrina, ove in cinque rubriche o libri, parlato della scienza, nel sesto parla della rivelazione. La scienza ha secondo i tempi, ma ripetutamente batte Averroè185 e la sua scuola: nella rivelazione accetta affatto quel che la Chiesa, se non che qui pure mescola ciò che predomina nelle altre parti, la magia e l'astrologia; chiama «cieca gente e storpi intelletti» quelli che non conoscono il linguaggio de' corpi celesti, nè sanno indovinare il futuro, che sprezzavano l'astrologia, parlando «secondo il tempo antico»; credeva a un genio familiare, detto Florone, a' cui responsi sostenea doversi aver fede, sebbene talvolta inganni cogli oracoli suoi, come quando a re Manfredi rispose, Vincerai non morrai.
      Le quali e ben più estese follie espone a lungo non solo, ma pretende persuaderle altrui; e lo fece a Bologna commentando la Sfera del Sacrobosco, e a Firenze mediante l'Acerba. Nel proemio all'esposizione del Sacrobosco dice che «molti si promettono giudicare della vita e della morte, e delle cose future mediante arti magiche, le quali sono da santa Madre Chiesa riprovate vituperevolmente (vituperabiliter improbata): e alle cinque scienze magiche, mantica, matematica, sortilegio, prestigio, maleficio prevale l'astronomia, cioè la rivelazione delle intelligenze mediante il cielo, al quale son note tutte le cose». Dalla magia anzi deduce pruove della divinità di Cristo, scrivendo: «Che Cristo fosse veramente figliuol di Dio ci è manifestato da molte cose, e primamente per i tre magi, i quali furono i maggiori astrologi che avesse il mondo, e seppero tutti i segni della natura». Ciò nel trattato della Sfera, dove pone ancora generarsi ne' cieli alcuni spiriti maligni, i quali, sotto l'influenza di certe costellazioni, valevano ad operar cose meravigliose: sotto una di tali costellazioni esser nato Cristo, perciò rimasto povero; mentre sotto un'altra verrebbe l'anticristo, la quale lo farebbe ricco.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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