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      Facemmo alla presenza nostra venire il detto Cecco: e nella esamina, ricevendo prima il giuramento di dire la verità, senz'altra strettezza o forza, ma di sua libera e spontanea volontà, disse e confessò:
      1° Come, essendo già stato citato e richiesto da frate Lamberto di Cingula, inquisitore nella provincia della Lombardia, confessò com'egli aveva insegnato per le scuole, che l'uomo poteva nascere sotto tale costellazione, che necessariamente sarebbe o ricco o povero, e simile: se Dio già non mutasse l'ordine di natura. 2° Che aveva con giuramento promesso al detto frate Lamberto di lasciare ogni eresia e credenza, e ogni favore degli eretici, massime degli astrologi, e osservare la fede cattolica, e che ricevette la penitenza. E che, dopo dato il giuramento e fatto la penitenza, poi che venne a Firenze gli fu domandato se, per scienza astrologica, si potea sapere la fortuna o disgrazia di un esercito o di un principe, e rispose che sì: perchè una cosa che è possibile, disse, si può comprendere per mezzo di una scienza. E confessò aver consigliato i signori non esser bene per ora combattere coi nostri soldati contro il Bavaro; ma che se li concedesse il passo, infino a tanto che, con vera scienza di astrologia si potesse pigliare il tempo e il giorno atto alla guerra. E disse credere che le predette cose si possono sapere per scienza di astrologia, e che non crede esser questo contro la fede. 3° Asserì che aveva fatto più profitto nell'astrologia, che alcun altro, da Tolomeo in qua.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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