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      Così s'andò fino alla rivoluzione del 1797, che spossessò i papi; poi la restaurazione del 1814 li ripristinò. Gli avversarj del dominio temporale si sforzano di provare che questo dominio esercitavano essi sempre in dipendenza della supremazia imperiale. Rinneghiamo tutta la storia, e concediamo ai realisti questo fatto. Ma il sacro romano impero nel 1804 era cessato, e tutte le dominazioni da quello dipendenti restavano dichiarate di piena autorità; ne' congressi del 1815 si convenne che ogni signoria mediata cessasse, e la sovranità fosse piena in ciascuno e indipendente. Anche i papi dunque rimanevano padroni assoluti del loro Stato, a fronte ai re. A fronte ai popoli avrebbero dovuto osservare i privilegi, che loro aveano conceduti e mantenuti da antico. Ma questi erano stati cancellati dalle illimitate signorie degli usurpatori, che avevano avvezzati all'incondizionato despotismo. I restauratori poi non voleano, e massime in Italia, che esistessero costituzioni e diritti scritti di popoli: nemici alla storia, come chiunque vuole tiranneggiare. Imposero dunque al papa di farsi re assoluto, come essi erano, e fu allora che il cardinale Consalvi, non abborrente dalle idee nuove, fece dettare dal papa il motu proprio, che sistemava l'amministrazione pubblica con aspetto di legge generale, invece delle antiche molteplici e parziali; dal centro doveano partire le nomine de' magistrati, gli editti, le leggi finanziarie; solo delle moderne avanie non si volle imporre la coscrizione, che pure è indispensabile per sostenere le altre.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





Stato Italia Consalvi