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      Coi Musulmani comunicavasi da un lato per la Spagna, dall'altro per la Sicilia, oltre i viaggi d'Oriente: onde ben presto venne dai nostri conosciuto Averroè. Ma il primo ad introdurne le opere nelle scuole fu Michele Scoto nel 1230, e per queste fu ben accolto nella Corte degli Hohenstaufen avversa ai papi; e Federico II, come re Manfredi, ebbe in corte Ermanno tedesco traduttore214.
      Non si tardò a conoscere il pericolo delle dottrine d'Averroè, e la Chiesa ne vietò la pubblica lettura, ma presto si sentì l'influenza del peripatismo arabo sui filosofi nostri, e principalmente su Alberto Magno, che nel 1255, per ordine di papa Alessandro IV compose a Roma un trattato contro l'unità dell'intelletto, nel quale già si trova la distinzione di verità filosofiche e verità teologiche215. Alberto adduce 30 argomenti che sostengono quell'asserto, 36 che lo ribattono, onde l'immoralità individuale gli sa numericamente più forte. Certamente nel secolo xiv Averroè era riverito come il migliore fra i commentatori d'Aristotele: Dante lo collocava coi più famosi antichi, e le sue opere spandeano dubbj sulla vita futura.
      Il rinascimento che allora seguì fu piuttosto letterario che filosofico, e mentre stavasi ancora fedeli al sillogismo, il quale esclude le gradazioni e modificazioni, introduceasi quell'espressione colta sotto cui si palliano le divergenze d'opinioni. Di tale risorgimento letterario è rappresentante Francesco Petrarca, il quale vuolsi noverare fra' più efficaci sulla coltura europea pel tanto che adoprò a ravvivare la tradizione classica, non tanto nella forma esterna, quanto nello spirito intimo e libero, per cui considerava come barbarie il medioevo, e come ignoranza tuttociò che derivasse da altro fonte che da' classici.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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